venerdì 8 febbraio 2008

Strategie di Comunicazione

Sul forum del Partito Democratico dedicato alle strategie di comunicazione si è aperto un interessante dibattito.C'è chi sostiene che si dovrebbe puntare su pochi, semplici "slogan" ripetuti da tutti.Chi dice che così faremmo come la destra e questo non gli piace.
L'intervento più articolato è di un'esperta di Scienza delle Comunicazioni che, giustamente, ricorda che la comunicazione ha le sue regole: slogan semplici e ripetuti fino alla noia; puntare alla "pancia" della gente; uso delle immagini; testimonial amati;ecc. Così fanno a destra perchè sanno comunicare e anche noi dobbiamo fare così perchè funziona.
Anche io ho una qualche confidenza con la Comunicazione e non posso che aderire a quest'ultima tesi. Però...
Credo che per prima cosa dobbiamo chiederci cosa vogliamo comunicare, cosa vogliamo promuovere. Le regole esposte sono il vangelo della comunicazione commerciale e valgono certamente nella promozione di un "prodotto", ma è questo quello che dobbiamo fare ?
Veltroni sta puntando tutto, con onestà intelletuale e "chiudendosi la porta alle spalle", su una diversa, nuova stagione. Niente trucchi, tecnicismi, specchietti per le allodole. Sincerità, rigore etico. La verità correndo il rischio che non paghi quanto la furbizia.
Veltroni ha puntato tutto su un obiettivo : coltivare la speranza.
Ecco COSA dobbiamo comunicare. E questo non si comunica con con le tecniche pubblicitarie.
Occorre parlare non alla pancia ma alle menti e ai cuori delle persone. Vincere la pigrizia mentale voluta, progettata e inculcata da anni di slogan, tiritere, semplificazioni. Essere i portatori di concetti, ragionamenti, scelte, progetti che superino la facilità immediata del messaggio "buoni contro cattivi" in cui, naturalmente, chi trasmette il messaggio è il buono e quindi è inutile sprecare altro tempo a pensare: guardiamoci paperissima.
C'è da risvegliare le persone dall'apatia, dal disincanto, dal rifiuto e dalla rassegnazione. C'è veramente da restituire l'orgoglio nella capacità di scegliere, la consapevolezza che nel cedere alla tentazione (sicuramente comprensibile) del disinteresse, dell'accettare il "tanto sono tutti uguali, è sempre la stessa cosa, non cambierà mai niente" non si fà altro che il gioco di chi vuole che non si pensi, non si capisca: il gioco della casta.
Il Partito Democratico nasce segnato da una grande tensione ideale e non c'è nessuna canzoncina, nessuna immagine sbrilluccicosa, che possa comunicare questo.
Occorre riscoprire il valore ed il potere delle parole, con onestà, attenzione vera, paziente ascolto.
E' faticoso, richiede rigore assoluto nelle scelte e nei comportamenti, occorre dimostrare che si fà sul serio nell'escludere personaggi dubbi, nel rinnovare gli uomini, nell'imporsi regole morali ed etiche anche se tutto questo può comportare la perdita di qualche "bacino" elettorale. Ma solo così è possibile costruire un nuovo rapporto con gli elettori, parlare per loro, parlare con loro. Chiedere anche loro di "rimboccarsi le maniche" e faticare un pò per capire cosa succede, perchè succede, chi e come fa sì che le cose succedano e costruirsi così la loro consapevolezza senza accettare opinioni e scelte preconfezionate.
Per coltivare la speranza non servono cantanti, attrici e campioni dello sport.
Se sceglieremo il COME comunicare a partire dal COSA allora davvero potrà esserci una nuova stagione nella politica e una nuova speranza nelle persone di questo Paese.
ilportavoce

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono solo parzialmente 'accordo con il portavoce.
Per essere efficace il messaggio deve parlare alle menti, ma anche alle pance.
Occcorre rubare al centro-destra il "mestiere", per metterlo al servizio di indicazioni chiare e ripetute, come già Sabina Guzzanti aveva previsto nel 2001.
Trovare tre/quattro idee forti e mandarle all'infinito con tutti i mezzi, oltre naturalmente ad un ottimo programma, che -sono sicuro - non tarderà.
Bisogna fare in modo che sia Berlusconi ad inseguirci ogni giorno suo un terreno che non è il suo: quello della verità e delle scelte condivise, non delle bugie e delle decisione del padrone della caserma delle libertà.