lunedì 25 febbraio 2008

Combattere le mistificazioni

Chi frequenta il mio Blog sa che apprezzo e considero premiante la Comunicazione del Partito Democratico quando si realizza con modalità volte a trasmettere valori, concetti e ragionamenti, invece e contro l'utilizzo di slogan urlati e denigratori.
Tutto questo non toglie, però, che si debba sempre essere attenti e pronti a contrastare le mistificazioni, le contraddizioni e le "furbate" della destra.
Sta succedendo un fatto che reputo grave. Finalmente sembra acquisito (solo Casini e' reticente) il principio secondo il quale la scelta dei candidati deve tener conto delle vicende giudiziarie nelle quali gli stessi sono coinvolti. Per essere giusti si deve riconoscere che questo principio (elementare) di moralizzazione ha trovato in Di Pietro e i Radicali i precursori e i primi sostenitori,ma Veltroni, da subito, lo ha incluso fra gli elementi caratterizzanti del Partito Democratico.
La destra e' stata costretta ad "inseguire" ma, non potendo sposare il principio nella sua essenza ispiratrice, pena la non candidabilità del suo leader e di numerosi esponenti di primo piano, e' ricorsa ad una furbata. Infatti, dicono, per i soggetti che hanno procedimenti giudiziari e condanne aventi "matrice politica", il principio non si applica.
Cioe': decidiamo noi se il coinvolgimento in azioni giudiziarie vale o non vale.
Mi sembra che questa impostazione, assurda e intellettualmente disonesta, sia passata troppo sotto silenzio. Mi sembra che la nostra Comunicazione non abbia fatto abbastanza per denunciarne l'incongruenza e la mistificazione.
Attenzione perchè l'aver scelto principi etici nella scelta delle candidature costituisce un valore rilevante anche sul piano del confronto elettorale (trasmette il concetto che non e' vero che candidati e partiti siano tutti uguali) e lasciar passare l’affermazione che " anche il Pdl ha scelto candidati al di sopra di ogni sospetto" (come la moglie di Cesare ha detto Fini), significa "regalare" alla destra lo stesso valore e renderne nulla la rilevanza in termini di confronto elettorale.
In aggiunta verrebbe rafforzato il luogo comune, lo slogan che da più parti interessate (anche con l'aiuto di Grillo) si cerca di trasmettere, circa l'equivalenza dei Programmi tra i due maggiori partiti. Dobbiamo opporci a questa manovra, con argomentazioni serie e con fermezza.
Far ragionare gli elettori sul fatto che i presunti "processi politici" non esistono.
Ammetterne l'esistenza equivale a negare che l'Italia sia una repubblica democratica. Significa ammettere che la Costituzione del nostro Paese è stata violata irrimediabilmente con la complicità di tutte le cariche Istituzionali a partire dal Presidente della Repubblica.
La matrice politica dei processi e' un'invenzione strumentale per consentire a Berlusconi ed ai suoi di fare ancora (Guzzanti docet) "come gli pare".
E noi dobbiamo smascherarli, non possiamo consentirglielo !
ilportavoce

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