martedì 1 aprile 2008

Il Caimano "Unto del Signore"

Milano ospiterà l'Expò. Tutta l'Italia è felice per questo. In un Paese avvilito, spesso a ragione, per mille e un motivo, finalmente una buona notizia che parla di capacità progettuali, di convincenti proposte, di collaborazioni efficaci. Tutti riconoscono una convinta e decisiva condivisione degli sforzi e dei meriti per il risultato.
Tutti tranne "lui". L'istinto del Caimano è troppo forte per non cercare subito qualcuno da azzannare, per rinunciare a dividere, a denigrare, a mantenere alta, sempre più alta, la contrapposizione nel Paese.
A questo si aggiunge la presunzione, l'egocentrismo, la superbia che gli impediscono di accettare di non essere al centro della scena in un evento così importante e così rilevante in termini di immagine. L'Unto del Signore non può permettere di essere escluso da tutto questo e quindi, accanto alla denigrazione del contributo dato dal Governo (a proposito: qualcuno ricorda le dichiarazioni della Lega ai tempi della candidatura di Roma per le Olimpiadi?), ecco l'auto-elogio per quanto "lui" ha fatto. Contatti diretti con Capi di Stato e di Governo che hanno cambiato la loro preferenza e così, grazie a "lui", si è compiuta la scelta di Milano. Al riparo di ogni rischio di smentita la "primadonna" si impossessa del centro della scena.
Il personaggio è così. E' così da sempre. Sarà sempre così. E se non riesce a cambiare se stesso figuriamoci come può cambiare L'Italia.
Una sconfinata, quanto ingiustificata, stima di se stesso e l'istinto incontenibile di attaccare chiunque non lo consideri il "più grande", chiunque osi contrastarlo. Siano Giudici, giornali italiani o stranieri, la Presidenza della Repubblica.
Il Caimano deve rivoltarsi di scatto con le fauci aperte. I toni aggressivi, rissosi gli sono connaturali e talvolta pagano anche perchè una parte dell'elettorato li apprezza.
Per contrastarlo occorre evidenziare questi comportamenti. Spiegarli all'opinione pubblica e far ragionare le persone su cosa rischia di diventare questo Paese a causa di una pianificata, perseguita azione di divisione, contrapposizione, lacerazione sociale.
ilportavoce

sabato 29 marzo 2008

L'informazione che vogliamo

Mai come in questa campagna elettorale si è manifestata la pochezza, la sudditanza e la pavidità degli addetti ai lavori dell'informazione. Non tutti, certo, ma nella maggior parte, e in particolare in quelli più "visibili": i giornalisti televisivi.
Assistiamo, forse ormai assuefatti, a interviste che consistono nel porgere domande comode e scontate, che si trasformano in veri e propri assist per risposte che assumono la forma del comizio. Nel quale si può affermare di tutto: dati falsi e di comodo, il contrario di quanto si era detto il giorno prima, attribuzioni di dichiarazioni distorte e bugiarde alla controparte, promesse diametralmente opposte a quanto fatto in passato, e così via. Tanto l'intervistato di turno ha la sicurezza, direi l'incrollabile certezza che il giornalista - o meglio il porgitore di microfono - non batterà ciglio e passerà velocemente alla successiva, analoga, comoda domanda.
Sembra che il Giornalismo (quello con la maiuscola) sia in estinzione.
Le cause sono tante : i poteri economici e politici "governano" i media e, conseguentemente, condizionano gli operatori dell'informazione; c'è la comprensibile remora a "dispiacere" chi può decidere della propria sorte o chi può costituire l'unica alternativa all'attuale lavoro; molto spesso il rapporto di lavoro è precario; ormai tutti parlano delle stesse cose in un "allineamento concertato" che, probabilmente, paga in termini di audience.
Ma, anche a fronte di tutto questo, è incomprensibile che non ci sia più l'orgoglio, la passione per uno dei più straordinari, esaltanti mestieri del mondo.
Cosa resta del giornalismo se questo non è più il "fiato sul collo ai potenti". Chi sostituirà il ruolo sociale dell'informazione. Chi si farà carico della missione di scoprire e fornire all'opinione pubblica gli elementi sui quali formare opinioni e convinzioni.
Il panorama mostra - con sparute e per questo ancora più encomiabili eccezioni - un piattume avvilente. L'uniformità, la superficialità, la banalizzazione, il mero riportare i lanci d'agenzia costituiscono la regola.
Le inchieste, gli approfondimenti, il "seguire" nel tempo gli eventi sembrano diventati cosa fuori moda, inutile e noiosa. E forse è così per un pubblico che si è voluto "educare" ad ascoltare sempre le stesse parole, con la fretta di cambiare argomento perchè quello di ieri non "tira" più, allettato ed affascinato dalle notizie che più stimolano sensazioni e partecipazioni scatenate da sentimenti elementari come la paura, l'orrore, il pruriginioso.
E che questa realtà sia ormai affermata, consolidata si dimostra proprio ogni volta che si verificano quelle rare eccezioni. Appena un giornalista svela un retroscena, fa un'inchiesta, c'e una trasmissione televisiva che denuncia un fatto riguardante gli appartenenti alla casta politica od economica, si scatena il putiferio.
Un'alzata di scudi: si viola la privacy, il fatto non è penalmente rilevante, la trasmissione è faziosa e senza contraddittorio, occorrono leggi che impediscano di rendere pubbliche le intercettazioni (o che le impediscano e basta). Immediatamente l'informazione "normalizzata" interviene perchè sia distolta l'attenzione dal "contenuto". Viene messo sotto processo, e talvolta accusato di "uso criminale" dei media, il giornalista che ha osato uscire dal coro, tenere la schiena dritta e, in un battito di ciglia, del retroscena svelato, del comportamento reso noto, dei risultati dell'inchiesta non si parla più.
E invece E' PROPRIO QUESTA L'INFORMAZIONE CHE VOGLIAMO.
Il giornalista che va a cercare tra gli atti depositati di una inchiesta della magistratura e scopre la trascrizione di una intercettazione in cui un politico chiede ad un dirigente rai di far lavorare una attrice perchè questo gli consentirebbe di acquisire un parlamentare fra le sue fila; oppure di un ministro che minaccia di svelare segreti su un presidente di regione e di far cadere la stessa giunta regionale se non ottiene quello che vuole. Le trasmissioni televisive di inchiesta, che svelano i retroscena che rendono palesi comportamenti scellerati dal punto di vista morale, archetipi della "cattiva politica" o della "economia di rapina", aberrazioni etiche che sono tali a prescindere dagli esiti delle inchieste giudiziarie.
Il ruolo, la missione, l'etica debbono imporre, all' INFORMAZIONE CHE VOGLIAMO, di rendere pubbliche queste notizie.
Perchè io destinatario, che devo farmi un'opinione dei fatti, che devo decidere se dare o no la mia fiducia a questa o quella persona ho il diritto di venire a conoscenza di tutto questo e mi aspetto, da un giornalista che abbia rispetto per se stesso e per il ruolo sociale della sua professione, che mi faccia conoscere questi fatti.
Di più: che si impegni perchè i fatti vengano alla luce. Perchè a questo suo ruolo io delego il mio diritto al controllo sull'operato di coloro dai quali dipende il mio presente ed il futuro dei miei figli.
Credo che sia da intendersi anche in questa ottica il rifiuto di Veltroni di Partecipare a Porta a Porta se non in occasione di un confronto diretto con il leaders della parte avversa. Il Partito Democratico può farsi garante, nei confronti di tutti i giornalisti, della difesa della loro professione e di un "voltare pagina" rispetto alla strisciante tendenza di introdurre norme e sanzioni limitanti, volte a promuovere sempre più il giornalismo "in ginocchio".
ilportavoce

venerdì 21 marzo 2008

Andare a vedere il bluff

Tutti ci chiedevamo quando Berlusconi avrebbe estratto il coniglio dal cappello.
Il colpo di teatro a fini elettoralistici, tanto abbagliante quanto inconsistente, è una costante del repertorio berlusconiano e anche questa volta è arrivato il rutilante effetto speciale:
Ci sono io per salvare Alitalia.
Non perdiamo tempo, non lasciamo che le costanti ripetizioni dell'ennesimo slogan entrino nelle menti di telespettatori-elettori distratti e assuefatti alle suggestioni pubblicitarie.
E' il governo Prodi che deve intervenire. Il ministro Padoa-Schioppa indice una conferenza stampa, o chiede di intervenire in Parlamento per una comunicazione urgente, e dice:
"Facciamo definitivamente chiarezza sulle vicende Alitalia. Innanzitutto sintetizziamo come si è arrivati a questo punto. E' stata indetta una gara alla quale hanno risposto alcuni pretendenti stranieri e alcune cordate italiane. Man mano che si è proceduto nel verificare disponibilità ed offerte i suddetti pretendenti si sono "ritirati" tutti ad esclusione di Air France-KLM.
La trattativa in esclusiva con Air France, quindi, non deriva da un capriccio del Governo o da oscuri interessi, ma è il risultato di un processo di "eliminazione" basato sulle leggi di mercato. Air France è oggi l'unica offerta CONCRETA.
Questo per sgombrare il campo da supposti "regali", "svendite", "comportamenti dilettantistici" ed altre amenità recentemente diffuse.
Ora uno dei più importanti imprenditori italiani, nonchè leader politico della attuale opposizione, dichiara che esiste una "cordata" di imprenditori e/o gruppi bancari italiani pronti a rilevare Alitalia.
Chiariamo subito che esiste un problema di tempi. L'offerta Air France, come detto l'UNICA OGGI CONCRETA, impone decisioni rapide. Fermo restando che l'accordo con i Sindacati costituisce condizione vincolante, perdere l'opportunità di chiudere un accordo con questa UNICA OFFERTA CONCRETA espone al rischio di fallimento della Compagnia e, conseguentemente, alla perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori con conseguenze drammatiche per loro e le loro famiglie.
Il rischio è talmente grande e terribile che sarebbe criminoso correrlo senza opportune garanzie.
Allora se questa "cordata italiana", che così tardivamente ha deciso di intervenire, è seriamente interessata ad Alitalia si presenti, entro il termine fissato per il decisivo incontro tra Air France e le sigle sindacali, con una proposta seria.
Per proposta seria intendiamo un impegno irrevocabile all'acquisto dell'Alitalia a condizioni non inferiori a quelle di Air France.
Ferme le condizioni economiche, allora, la partita tra Air France e la "nuova cordata" si giocherà il 25 marzo sul tavolo dei negoziati con le sigle sindacali relativamente ai problemi occupazionali.
Forniremo tutti i dati per valutare lo stato dei conti della Compagnia, ma l'esame dovrà essere contenuto nei tempi che la situazione impone. Peraltro, se la vendita ad Air France è giudicata un "regalo" o una "svendita" ne discende che l'acquisto a quelle stesse condizioni costituisce comunque un "affare" molto appetibile.
A meno che non si tratti di un bluff a fini elettorali.
O, peggio, una manovra volta ad impedire che si concretizzi quella che oggi è l'UNICA POSSIBILITA' CONCRETA di vendita della Compagnia al fine di rilevarla, in seguito, a condizioni "fallimentari" e magari, come spesso si è verificato in analoghi casi nel recente passato, senza esborsi concreti. Ricorrendo a manovre puramente finanziarie così da appropriarsi degli assets pregiati e, dopo qualche anno, scaricare di nuovo sulla collettività situazioni deficitarie."
ilportavoce

domenica 9 marzo 2008

Il ritorno di "Caiman Bauscia"

Eccolo qua.
Appena respirata l'aria di casa, la platea osannante di ultrasettantenni orfani della paura del comunismo, di spompati yuppies che si abbarbicano al loro modello quale ultimo salvagente dal naufragio intellettuale, di vallette, soubrettes ed ex belledonne che chiocciano gridolini falso-pudici alle battutine celuduristiche (ora la dote amatoria da superman è stata trasmessa anche al fido scudiero Fini).
Appena si riaccendono le luci sulla coreografia di bambini, ragazzini e ragazzi fasciati con magliette recanti slogan talmente patetici che li faranno piangere di vergogna subito dopo essersele tolte, pensando alle feroci prese in giro degli amici.
Appena la musica che accompagna la melensa fiction riempie lo spazio illuminato dalle luci dei flashes e delle telecamere (rigorosamente le SUE), ebbene appena questo accade nessun buon proposito, nessuna considerazione di convenienza, nessun freno inibitore contro la maleducazione e l'arroganza ha più potere.
IL CAIMANO lacera qualunque doppiopetto e si mostra in tutta la sua natura.
Gli "altri" sono il male, la falsità, l'incapacità. Per questo è scritto nel destino che perderanno e LUI, il bene, la verità, l'unto correrà in soccorso della nazione. Con coraggio, altruismo e un pò di simpatica incoscienza condivisa con il fido Fini.
Ma questa volta la personalità del Caimano si arricchisce di una nuova sfaccettatura. La manifestazione di una sprezzante superiorità corazzata nella vigliaccheria della platea idolatrante: quella del Bullo (o bauscia in meneghino). Il gesto ieratico di disprezzo accompagna il suono del lacerarsi della carta che, frantumata e divenuta simbolo dell' inutilità di tutti quelli che la pensano diversamente, viene gettata alle spalle.
Toccherà poi al fido Fini l'avvilente tentativo di sminuire quello che migliaia di persone hanno visto e che, quindi, sfugge alla più comoda e usuale possibiltà della smentita.
Allora: "quel gesto era .. una rappresentazione..allegorico-ipotetica di una ..pseudo retrointenzione del PD in caso di ... non vittoria perchè è impossibile.. ma forse di ... e comunque il 13 di Aprile sarà LA LIBERAZIONE."
Fini dovrebbe lavarsi col sapone la bocca prima di pronunciare quella parola.
LA LIBERAZIONE è quella cosa che ci ha regalato, col sacrificio di tante giovani esistenze, la sola possibilità di riscatto dalla vergogna del fascismo.
Quel fascismo che, fino all'altro ieri, era per Fini un "valore". Fino a ieri Mussolini andava annoverato fra i grandi del XX secolo. E ancora oggi, evidentemente, riconosce qualche giustificazione alle leggi razziali se ritiene che in un paese democratico sia necessaria una epocale azione "preparatoria" affinchè possa essere accettato un leader "coloured".
E' tutto vecchio, gia visto, sempre uguale a se stesso. Le parole, le facce, i falsi sorrisi, la musica, le bandiere, i colori e le coreografie, la sollecitazione del consenso attraverso le battute più trite, l'assoluta pochezza iontellettuale.
Questo Paese non ne può più. Non resiste più.
Rischia la morte per avvelenamento da droga mediatica.
Dobbiamo coltivare la Speranza di poter cambiare.
Non cambiare canale.
VOLTARE PAGINA.
ilportavoce

sabato 1 marzo 2008

Le amnesie di Gianfranco Fini

Il corrucciato Gianfranco Fini ha lanciato un nuovo slogan: il Veltroni smemorato.
Da giorni ripete che è preoccupato per l'amnesia di Veltroni il quale dimentica che il Partito Democratico fa parte ed ha fatto parte dell'esecutivo Prodi e, invece, parla come un capo dell'opposizione.
Non vale la pena sciupare troppe parole per entrare nel merito di queste frasi essendone lampante la malafede e la strumentalità. Veltroni, infatti, ha sempre dichiarato e rivendicato la partecipazione del PD al governo Prodi e la positività dell'operato del governo stesso.
L'elemento di discontinuità, il radicalmente nuovo sta nel progetto di essere, nel futuro, "liberi" da coalizioni contraddittorie e paralizzanti che impediscano di continuare quell'operato per dargli nuovo impulso e vitalità nella missione di "cambiare un Paese" partendo dalla rinascita della Politica.
Ma poichè il corrucciato Fini sembra non vedere il trave nel suo occhio sarebbe opportuno aiutarlo a prendere coscienza delle sue di amnesie.

Senza voler tornare a tempi lontani in cui "portava la sua solidarietà" ad un signore di nome Saddam Ussein, potremmo ricordargli che un mese fa rimproverava a Berlusconi di aver governato occupandosi poco degli interessi del Paese e molto dei suoi interessi personali. Dimenticando che di quel governo lui, il corrucciato Fini, era viceprimoministro e che mai aveva (neanche timidamente come altri nella coalizione avevano fatto) trovato nulla da obiettare quando c'era stato da votare le leggi "ad personam" ed ora, dimentico delle recenti accuse, e' entusiasticamente tornato alla corte di chi ha governato facendosi gli affari suoi.

Oggi il corrucciato Fini sostiene che chi vuole far parte della classe di governo di una nazione deve essere al di sopra di ogni sospetto come "la moglie di Cesare". Ma dimentica che il suo leader è un pluriinquisito, pluriprocessato, pluriproscilto per prescrizione dei reati e/o perchè nuove normative hanno abolito il reato. Tempi di prescrizione e normative introdotti dalle suddette leggi ad personam. Evidentemente non ricorda.
Il corrucciato Fini, sempre pronto a scagliare la prima pietra, ha sgarbatamente inveito contro Pippo Baudo dagli schermi del TG1, perchè, a suo dire, avrebbe offeso gli italiani dicendo che la tv spazzatura rischia di degradare e imbarbarire il pubblico e porterebbe ad un un paese di m.....
Ma il fustigatore Fini ha dimenticato che nella alleanza di cui fa parte, basata su una assoluta identità di valori e ideali, in primo luogo la Patria, e' presente un certo Bossi che ebbe a dire che della bandiera del nostro Paese ne avrebbe fatto un uso "igienico", e un certo Borghezio che, esaltato dalla dichiarazione di indipendenza del Kossovo, ha sostenuto che questo rappresenta un precedente di legittimazione per la secessione padana.
Probabilmente il volto scuro, la bocca con gli angoli che puntano verso i piedi del corrucciato Fini derivano dallo sforzo, assolutamente vano, di raccogliere qualche barlume di memoria. Visti i risultati sembra che l'unica soluzione sia ricorrere, anche lui come il suo capo, ad un trapianto . Di cellule cerebrali.
Per favore, io scrivo queste cose per sfogarmi, per smaltire il disgusto. Ma chi ha voce per farsi sentire, chi può pubblicamente rispondere a questo campione di coerenza perchè non lo fa.
Perchè permettere, subire passivamente questo devastante, martellante proliferare di slogan e tiritere denigratorie ?

lunedì 25 febbraio 2008

Combattere le mistificazioni

Chi frequenta il mio Blog sa che apprezzo e considero premiante la Comunicazione del Partito Democratico quando si realizza con modalità volte a trasmettere valori, concetti e ragionamenti, invece e contro l'utilizzo di slogan urlati e denigratori.
Tutto questo non toglie, però, che si debba sempre essere attenti e pronti a contrastare le mistificazioni, le contraddizioni e le "furbate" della destra.
Sta succedendo un fatto che reputo grave. Finalmente sembra acquisito (solo Casini e' reticente) il principio secondo il quale la scelta dei candidati deve tener conto delle vicende giudiziarie nelle quali gli stessi sono coinvolti. Per essere giusti si deve riconoscere che questo principio (elementare) di moralizzazione ha trovato in Di Pietro e i Radicali i precursori e i primi sostenitori,ma Veltroni, da subito, lo ha incluso fra gli elementi caratterizzanti del Partito Democratico.
La destra e' stata costretta ad "inseguire" ma, non potendo sposare il principio nella sua essenza ispiratrice, pena la non candidabilità del suo leader e di numerosi esponenti di primo piano, e' ricorsa ad una furbata. Infatti, dicono, per i soggetti che hanno procedimenti giudiziari e condanne aventi "matrice politica", il principio non si applica.
Cioe': decidiamo noi se il coinvolgimento in azioni giudiziarie vale o non vale.
Mi sembra che questa impostazione, assurda e intellettualmente disonesta, sia passata troppo sotto silenzio. Mi sembra che la nostra Comunicazione non abbia fatto abbastanza per denunciarne l'incongruenza e la mistificazione.
Attenzione perchè l'aver scelto principi etici nella scelta delle candidature costituisce un valore rilevante anche sul piano del confronto elettorale (trasmette il concetto che non e' vero che candidati e partiti siano tutti uguali) e lasciar passare l’affermazione che " anche il Pdl ha scelto candidati al di sopra di ogni sospetto" (come la moglie di Cesare ha detto Fini), significa "regalare" alla destra lo stesso valore e renderne nulla la rilevanza in termini di confronto elettorale.
In aggiunta verrebbe rafforzato il luogo comune, lo slogan che da più parti interessate (anche con l'aiuto di Grillo) si cerca di trasmettere, circa l'equivalenza dei Programmi tra i due maggiori partiti. Dobbiamo opporci a questa manovra, con argomentazioni serie e con fermezza.
Far ragionare gli elettori sul fatto che i presunti "processi politici" non esistono.
Ammetterne l'esistenza equivale a negare che l'Italia sia una repubblica democratica. Significa ammettere che la Costituzione del nostro Paese è stata violata irrimediabilmente con la complicità di tutte le cariche Istituzionali a partire dal Presidente della Repubblica.
La matrice politica dei processi e' un'invenzione strumentale per consentire a Berlusconi ed ai suoi di fare ancora (Guzzanti docet) "come gli pare".
E noi dobbiamo smascherarli, non possiamo consentirglielo !
ilportavoce

giovedì 21 febbraio 2008

Il PdL: facciamo ancora come c.... ci pare!


Se non fosse sconcio ci sarebbe da morire dal ridere.
Nello stesso giorno in cui tutta la destra lancia accuse di incoerenza al Partito Democratico, si scopre che c’è, nel programma dello schieramento berlusconiano, una riforma della giustizia che, come limpido esempio di innovazione, moralizzazione e lotta ai privilegi della casta, reintroduce l’odiosa norma dell’immunità per i parlamentari.
In compenso, sembra, verranno esclusi dalle liste del PdL coloro che hanno processi in corso. Ma i processi non sono tutti uguali, alcuni sono di matrice politica e quindi “non valgono”.
Poiché nei codici questa fattispecie è introvabile la individuazione di quali siano i processi politici sarà affidata, per garanzia di trasparenza e imparzialità, allo stesso PdL perché, come ha detto Bondi, loro sanno quali sono.
Mi chiedo: saranno tutti “processi politici” anche quelli che hanno già portato a condanne ?
Dell’Utri, Massimo Berruti, Alfredo Vito, e gli altri condannati in via definitiva troveranno posto nelle liste del PdL ?
E’ vero che Berlusconi e i suoi hanno grande esperienza in materia di processi e condanne.
Quello che non conoscono è dove abita la vergogna !

ilportavoce


mercoledì 20 febbraio 2008

Un "Patto di Solidarietà" per la Ricerca


La missione dichiarata del Partito Democratico, la vocazione intima che ne ha illuminato la nascita e che, al tempo stesso, ne definisce l’orizzonte storico è rappresentata dalla capacità di coltivare una nuova speranza nel futuro del Paese.
Nella capacità di far riemergere sentimenti e passioni che diradino l’apatia, la rassegnazione e alimentino, invece, l’orgoglio, l’impegno, la volontà di conoscere e di decidere.
Molto c’è da fare e in molti campi.
Ma mi sembra che su un aspetto sia necessario focalizzare attenzione ed impegno da subito proprio perché è “centrato” sul futuro. Il tema della Ricerca.
Credo che poche cose siano così distruttive come il vedere capacità, competenze, ingegno ed impegno disconosciuti ed avviliti.
Nel nostro Paese lo status di ricercatore è veramente deprimente, se non umiliante, non solo sotto l’aspetto economico ma anche nella percezione del ruolo nella società.
D’altro canto non promuovere, supportare la Ricerca significa rinunciare al futuro, chiudersi in un presente sempre più assediato da nuovi protagonisti più agguerriti e attrezzati. Significa “sopravvivere” creando barricate difensive e miopi protezionismi che, appunto, avviliscono le menti migliori, le risorse umane più dotate e, spesso, le spingono a cercare altrove quelle opportunità alle quali, ed è sacrosanto, non vogliono rinunciare.

Non mi sembra necessario sprecare parole per spiegare che questa situazione è esattamente agli antipodi dal “coltivare la speranza”.
Credo occorra subito ampliare, articolare il programma del Partito Democratico su questo tema e mi sento di suggerire un’idea: un Patto di Solidarietà.

Si potrebbe proporre un accordo con il mondo della produzione, con le aziende manifatturiere e dei servizi di dimensioni medio-alte – quei soggetti economici che per primi trovano occasioni di sviluppo dai risultati della ricerca scientifica - per destinare alla Ricerca (su base volontaria ? magari con un simbolo da utilizzare per la promozione dei prodotti ?) una quota delle imposte da loro pagate (IRES-IRAP). Qualcosa tipo l’otto per mille per le religioni o gli incassi del gioco del Lotto per i Beni Culturali.
Non sono in grado di suggerire le modalità tecniche, ma si potrebbe proporre un osservatorio che stabilisce la destinazione dei fondi così reperiti, al quale partecipi Confindustria, il CNR, un comitato di scienziati e quant’altro.
Potrebbe essere anche un passo contro quella dannosa contrapposizione tra le forze sociali che il Partito Democratico vuole superare e costituirebbe anche una “tangibile” speranza per il futuro di tanti giovani.

ilportavoce

martedì 12 febbraio 2008

Lettera aperta al prof. Prodi

Lettera aperta al Prof. Prodi

Gent.mo Professore, non è la prima volta che le scrivo e ancora ricordo con piacere l’occasione in cui mi ha usato la cortesia di rispondere ad una mia proposta per il dopo primarie. Rammaricato per come è finita la sua ultima esperienza di governo le rinnovo la mia stima e fiducia.

Vorrei proporle un’azione che si colloca nel ruolo di garante del PD e, al contempo, faccia un’operazione di verità nei confronti delle falsità reiterate sull’operato del governo in questi due anni circa di legislatura.
Parlo dell’ossessivo ripetersi di frasi fatte, affermazioni categoriche, sentenze pronunciate con sicurezza granitica quali: il peggior governo della legislatura, il massacro degli italiani, un governo fallimentare, Prodi ha peggiorato la situazione di tutto il Paese e di tutte le categorie, e chi più ne ha più ne metta.
Ovviamente senza entrare nel merito, senza analisi e ragionamento. Secondo quella tecnica, mediata dalla pubblicità commerciale, per cui se uno slogan è ripetuto sufficientemente a lungo, da un numero sufficiente di persone, con assiduità martellante dal media per eccellenza, la televisione, viene “metabolizzato” nelle opinioni e convinzioni della gente.
I soliti personaggi hanno già reso esplicita la loro strategia fondamentale: “Le novità, apparenti e di facciata, rappresentate da Veltroni e dal Partito Democratico sono solamente frutto del disperato tentativo di prendere le distanze dal fallimento del governo Prodi”.

Le propongo, dicevo, un’operazione di verità che rivendichi quanto (e non è poco) è stato fatto di buono e “spunti” questi slogan contribuendo a svelarne la strumentalità.
Un’operazione condotta in linea con quanto il PD dovrà fare per attuare quelle nuove modalità di comunicazione che facciano forza sul parlare alle persone, con il linguaggio delle persone, con il ragionamento, con lo sforzo di comprensione dei motivi dei vincoli, delle sfumature che sempre ci sono e rendono la facile, rassicurante contrapposizione tra bianco e nero irrealistica e colpevolmente stupida.

Propongo perciò l’acquisto (a titolo suo personale) di una pagina dei maggiori quotidiani nella quale verrà ospitata una sua lettera indirizzata ai cittadini e, in particolare, a quegli italiani che, in più di quattro milioni, le hanno dato la loro fiducia alle primarie. Per esemplificarle il contenuto della lettera mi viene più facile (la prego di non considerarlo un atto di presunzione) provare a buttar giù una bozza con qualche punto ed esemplificare il tipo di linguaggio che è determinante: semplice, concreto, che esprima concetti invece di affermazioni, che spinga a ragionare. E dunque:

“ Mi rivolgo a tutte le persone di questo Paese e, in particolare a quegli amici elettori ed elettrici che hanno costituito il “popolo delle primarie” in occasione della mia candidatura a leader del centrosinistra.
Anche voi, come me, avete sentito e sentirete ripetere puntualmente, ossessivamente come uno spot pubblicitario, che questi due ultimi anni di governo sono stati un fallimento, hanno recato enorme danno al paese, hanno squalificato l’Italia, e così via.
Vi propongo, di seguito, un breve elenco di fatti, numeri, provvedimenti legislativi, pareri e dichiarazioni di Enti e Autorità europee. Sono dati comprovati che, legittimamente, possono portare a opinioni differenziate sull’operato del governo ma che non possono essere negati.



FINANZA PUBBLICA

Il precedente governo aveva ridotto quasi a zero la differenza tra entrate e uscite di cassa. E’ stato ricostruito un andamento positivo. Vuol dire che quello che spendiamo è, via via, un po’ meno di quello che incassiamo. Come nelle famiglie solo se c’è questa differenza positiva si può iniziare ad investire nello studio dei figli, nella cultura, nella qualità della vita. Il rapporto debito/prodotto interno è passato dal 4,1 a meno del 2 per cento.
E’ stato difficile e, come tutte le cose difficili ha comportato sacrifici. Ma in Europa hanno riconosciuto la bontà di questa azione risanatrice. Le parole del Commissario Almunia da Bruxelles sono state : "Il governo ha avuto grandissimo successo nel ridurre il deficit, controllare la spesa pubblica e affrontare il debito..... Mi auguro che si vada avanti con le politiche lodevoli portate avanti .....
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TASSE

E’ innegabile che all’inizio dell’azione di governo la pressione fiscale complessiva sia leggermente aumentata (l’ ISTAT riporta un aumento del….%). Ma è così incomprensibile che a fronte di categorie sociali in drammatica difficoltà, a fronte della necessità indifferibile di sistemare i conti pubblici si sia chiesto un sacrificio a quelle persone che disponevano di redditi certo non principeschi, ma comunque tali da arrivare con tranquillità a fine mese ? La cosa scandalosa non mi sembra questa ma, piuttosto, il fatto che persone molto più ricche, ma in grado di evadere le tasse, non abbiano contribuito a questo sforzo o addirittura, nascondendo la quasi totalità del loro reddito, abbiano beneficiati degli sgravi per i meno abbienti. Avevamo detto che avremmo perseguito con vigore l’azione contro l’evasione, ebbene nel 2007 i controlli sono aumentati del … % e le cifre evase recuperate sono aumentate del …%
Il gettito fiscale è aumentato progressivamente per la lotta all’evasione ma anche perché si è capito da subito che questa lotta si sarebbe combattuta davvero, non ci sarebbero stati “chiusure d’occhio” e condoni.
Purtroppo è mancato il tempo per ridistribuire il risultato della lotta all’evasione, ma ora è possibile ridurre le tasse a lavoratori e pensionati e impegnare risorse all’adeguamento di salari e stipendi.

Le aziende, hanno visto ridursi il “cuneo fiscale” di ..punti. Vuol dire che ogni lavoratore costa all’azienda circa … euro in meno all’anno. Ed hanno beneficiato di 6 miliardi di euro con l’abbattimento dell’Irap e dell’Ires
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PRECARIATO

Si è varata una misura importante per limitare l’abuso nel ricorso ai contratti atipici. Le aziende non possono protrarli per più di ….anni. I lavoratori atipici avranno protezione per i periodi di inattività dovuti a malattie, infortuni, maternità, e verranno accantonate maggiori risorse per le future pensioni.
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LIBERALIZZAZIONI

Un conto corrente si chiuderà senza spese. Un mutuo potrà essere estinto senza penali.
Per comprare o vendere un’automobile non si dovrà più pagare il notaio.
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ECCETERA, ECCETERA
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Vi invito a tenere in considerazione questi dati nel trarre, in base alle vostre considerazioni, ai vostri ragionamenti, un giudizio sull’operato del governo. Sul fatto che si sia o no andati nella giusta direzione. Che i passi fatti, in un viaggio purtroppo interrotto, siano o no stati l’inizio di un percorso che valeva e vale ancora la pena intraprendere.
Ci sono stati anche aspetti negativi. Come non ammettere di aver sbagliato nel ritenere che l’interesse del Paese avrebbe prevalso sui particolarismi, sui presupposti ideologici, sui vantaggi (illusori) derivanti dall’imposizioni dei propri punti di vista, sulla ricerca di visibilità ad ogni costo. Posso dire in coscienza di aver tentato con tenacia e convinzione ma non sono riuscito. E’ anche per questo che condivido pienamente la scelta di trasparenza e rigore fatta dal Partito Democratico per queste elezioni.

Ognuno di voi giudichi. Ma se il giudizio contrasterà significativamente con i proclami di fallimento, di record di negatività, di massacro del Paese vi suggerisco di conservare questo foglio. Tenetelo in tasca e tiratelo fuori quando nelle discussioni con amici, parenti, colleghi vi verranno riproposti quegli slogan.
Sventolatelo di fronte ai politici che nei comizi, nelle tribune televisive riproporranno le stesse frasi fatte.
Fate diventare lo sventolare di questo foglio un simbolo di rifiuto delle falsità preconcette, delle opinioni senza ragionamento, delle sentenze precostituite, della vecchia maniera di fare politica. Un simbolo semplice come i fazzoletti arcobaleno per la pace. Un simbolo per sostenere, e ve ne sarò grato, la verità.”

Caro professore la mia è solo un’idea. Dettata dalla passione e dalla speranza.
Se non sortirà effetto potrà usare quel foglietto per raccontare ai nipoti – come nella vignetta di Vauro ad Annozero – la storia del Berlusconi cattivo.
Con la stima di sempre.

Gianni Molteni

lunedì 11 febbraio 2008

Campagna elettorale - La politica "biologica"

Veltroni e il partito Democratico: una "nuova" Politica.
Affinchè sia reale questa speranza di novità una cosa da fare è trasmettere la nostra determinazione ad agire per il disinquinamento nel modo di intendere e fare politica.
Che ci siano elementi tossici è sotto gli occhi di tutti, comprovati da decine di scandali, intercettazioni e interventi della magistratura. Il problema vero è che, come per l'aria che respiriamo nelle nostre città, ci siamo assuefatti all'inquinamento.
L'altro ieri Clemente Mastella ha dichiarato " ... senza di noi al Sud non si vince."
Non si sa se l'UDEUR ha ancora qualche possibilità di continure ad esistere. Se a destra qualcuno è disposto a correre il rischio di accettarlo dalla propria parte e lui lancia questo messaggio dal tono ricattatorio !
Ma, in effetti, è la riconferma di quanto lo stesso personaggio ha espresso a sua difesa dopo le note intercettazioni. E cioè: la politica si fa così.
Con le complicità familiari e affaristiche; con lo scambio di favori; con i ricatti del potere.
E quindi, convinto di ciò e sicuro dell'efficienza del sistema da lui posto in essere, Mastella può lanciare il suo monito.
E c'è, nella collettività, una certa "accettazione" di questo sistema. Ne è misura la diffusa convinzione che "tanto sono tutti uguali" e che "è così che funziona".
Ma noi coltiviamo la speranza di una nuova Italia, di una politica che si rialzi.
Mettiamo in essere negli statuti, nelle dichiarazioni di intenti, nelle norme etiche del Partito Democratico dei "filtri" disintossicanti. Delle misure di prevenzione e sanzionatorie contro queste forme di inquinamento. Facciamone una delle nostre bandiere.
Tracciamo un cammino verso una politica "biologica" e iniziamo a percorrerlo con determinazione.
ilportavoce

venerdì 8 febbraio 2008

Strategie di Comunicazione

Sul forum del Partito Democratico dedicato alle strategie di comunicazione si è aperto un interessante dibattito.C'è chi sostiene che si dovrebbe puntare su pochi, semplici "slogan" ripetuti da tutti.Chi dice che così faremmo come la destra e questo non gli piace.
L'intervento più articolato è di un'esperta di Scienza delle Comunicazioni che, giustamente, ricorda che la comunicazione ha le sue regole: slogan semplici e ripetuti fino alla noia; puntare alla "pancia" della gente; uso delle immagini; testimonial amati;ecc. Così fanno a destra perchè sanno comunicare e anche noi dobbiamo fare così perchè funziona.
Anche io ho una qualche confidenza con la Comunicazione e non posso che aderire a quest'ultima tesi. Però...
Credo che per prima cosa dobbiamo chiederci cosa vogliamo comunicare, cosa vogliamo promuovere. Le regole esposte sono il vangelo della comunicazione commerciale e valgono certamente nella promozione di un "prodotto", ma è questo quello che dobbiamo fare ?
Veltroni sta puntando tutto, con onestà intelletuale e "chiudendosi la porta alle spalle", su una diversa, nuova stagione. Niente trucchi, tecnicismi, specchietti per le allodole. Sincerità, rigore etico. La verità correndo il rischio che non paghi quanto la furbizia.
Veltroni ha puntato tutto su un obiettivo : coltivare la speranza.
Ecco COSA dobbiamo comunicare. E questo non si comunica con con le tecniche pubblicitarie.
Occorre parlare non alla pancia ma alle menti e ai cuori delle persone. Vincere la pigrizia mentale voluta, progettata e inculcata da anni di slogan, tiritere, semplificazioni. Essere i portatori di concetti, ragionamenti, scelte, progetti che superino la facilità immediata del messaggio "buoni contro cattivi" in cui, naturalmente, chi trasmette il messaggio è il buono e quindi è inutile sprecare altro tempo a pensare: guardiamoci paperissima.
C'è da risvegliare le persone dall'apatia, dal disincanto, dal rifiuto e dalla rassegnazione. C'è veramente da restituire l'orgoglio nella capacità di scegliere, la consapevolezza che nel cedere alla tentazione (sicuramente comprensibile) del disinteresse, dell'accettare il "tanto sono tutti uguali, è sempre la stessa cosa, non cambierà mai niente" non si fà altro che il gioco di chi vuole che non si pensi, non si capisca: il gioco della casta.
Il Partito Democratico nasce segnato da una grande tensione ideale e non c'è nessuna canzoncina, nessuna immagine sbrilluccicosa, che possa comunicare questo.
Occorre riscoprire il valore ed il potere delle parole, con onestà, attenzione vera, paziente ascolto.
E' faticoso, richiede rigore assoluto nelle scelte e nei comportamenti, occorre dimostrare che si fà sul serio nell'escludere personaggi dubbi, nel rinnovare gli uomini, nell'imporsi regole morali ed etiche anche se tutto questo può comportare la perdita di qualche "bacino" elettorale. Ma solo così è possibile costruire un nuovo rapporto con gli elettori, parlare per loro, parlare con loro. Chiedere anche loro di "rimboccarsi le maniche" e faticare un pò per capire cosa succede, perchè succede, chi e come fa sì che le cose succedano e costruirsi così la loro consapevolezza senza accettare opinioni e scelte preconfezionate.
Per coltivare la speranza non servono cantanti, attrici e campioni dello sport.
Se sceglieremo il COME comunicare a partire dal COSA allora davvero potrà esserci una nuova stagione nella politica e una nuova speranza nelle persone di questo Paese.
ilportavoce

Il ruolo dell'informazione

Appena l'informazione si occupa di un "potente" e di un politico in particolare succede il finimondo. Ora, secondo l'elementare buon senso, il ruolo dell'informazione dovrebbe essere quello di far conoscere al pubblico quelle cose che il pubblico stesso ha bisogno di conoscere, e vuole conoscere, ma che non sarebbe in grado di sapere senza l'intervento dell'informazione. E' una definizione riduttiva, certo, ma sufficiente per il ragionamento che voglio fare.
Il compito di un politico è, sostanzialmente, quello di rappresentarmi. Di fare leggi in mio nome, di assumere decisioni dalle quali dipende il mio modo di vivere, il futuro mio e della mia famiglia.
Non è assolutamente ovvio che non solo voglio, ma ho il diritto di sapere come si comporta costui; quali sono i principi morali ed etici che sottendono i suoi comportamenti, se onora o tradisce il mio mandato ? La scelta di offrirsi quale mio rappresentante è stata sua e quindi non può, non deve invocare il diritto all'anonimato del cittadino qualunque. Essere sottoposto al mio giudizio fa parte del patto che ci lega.
E chi dovrebbe tenermi al corrente su tutto questo se non l'Informazione.
Da sempre si esalta il giornalismo americano perchè, si dice, fa (purtroppo anche lì la situazione si è degenerata parecchio) da "cane da guardia" sul comportamento dei potenti. Però appena un giornalista svela un retroscena, fa un'inchiesta, c'e una trasmissione televisiva che denuncia un fatto riguardante gli appartenenti alla casta, si scatena il putiferio.
Un'alzata di scudi: si viola la privacy, il fatto non è penalmente rilevante, la trasmissione è faziosa e senza contraddittorio, occorrono leggi che impediscano di rendere pubbliche le intercettazioni (o che le impediscano e basta). Immediatamente viene distolta l'attenzione dal "contenuto". Viene messo sotto processo (e talvolta non solo mediatico) il giornalista di turno che ha osato uscire dal coro, tenere la schiena dritta e, in un battito di ciglia, del retroscena svelato, del comportamento reso noto, dei risultati dell'inchiesta non si parla più.
Ripeto, solo in base al buon senso, se un giornalista va a cercare tra gli atti depositati di una inchiesta della magistratura e scopre la trascrizione di una intercettazione in cui un politico chiede ad un dirigente rai di far lavorare una attrice perchè questo gli consentirebbe di acquisire un parlamentare fra le sue fila; oppure di un ministro che minaccia di svelare segreti su un presidente di regione e di far cadere la stessa giunta regionale se non ottiene quello che vuole, questo giornalista cosa dovrebbe fare ?
Il suo ruolo, la sua missione sociale, l'etica della sua professione non gli impongono di rendere pubbliche queste notizie ?
Cosa c'è di strano se una trasmissione televisiva, che si caratterizza per le sue inchieste, dedica una puntata alla condanna del presidente di una regione. Che c'entrano i processi mediatici con questo. C'entrano certamente con le innumerevoli puntate di Porta a Porta dedicate ai fatti di Cogne, con tanto di mestolo di rame, zoccoli e pigiami quali prove a carico o a discarico.
Ma la trasmissione sotto accusa riporta, comprovati dalle intercettazioni, colloqui che sono scellerati dal punto di vista morale, archetipi della "cattiva politica", aberrazioni etiche. Che sono tali e resteranno tali a prescindere dagli esiti delle inchieste giudiziarie.
Ed io elettore che devo decidere se dare o no la mia fiducia a quella persona ho il diritto di venire a conoscenza di tutto questo e mi aspetto, da un giornalista che abbia rispetto per se stesso e per il ruolo sociale della sua professione, che mi faccia conoscere questi fatti. Di più: che si impegni perchè i fatti vengano alla luce, perchè a questo suo ruolo io delego il mio diritto al controllo sull'operato di chi chiede il mio voto.
Cosa hanno fatto, se non questo, i giornalisti dell'inchiesta Watergate.
ilportavoce

sabato 2 febbraio 2008

Alle loro Eminenze

Eminentissimi Cardinali Ruini e Bagnasco,
mi permetto di disturbare le Loro Eminenze per un increscioso disguido occorso in merito ad una Nota della CEI che, con tutta evidenza, è andata smarrita e non ha raggiunto, quindi, la comunità dei fedeli e, più in generale, la comunità del popolo italiano.
La Nota in questione è stata prodotta in armonia con quella linea di magistero secondo la quale " ...la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti."
Questa citazione tratta da:
"CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE -
Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica - 16 gennaio 2003
"
costituisce elemento ispiratore dei numerosi interventi (le Loro Eminenze vorranno scusare se esprimo una opinione che dissente con le Loro affermazioni) di carattere POLITICO, con i quali la gerarchia cattolica si è assunta il compito di indirizzare la vita, non solo religiosa ma anche sociale e politica, della Nazione italiana secondo linee improntate alla dottrina e, quindi, talvolta in opposizione a proposte di legge volte a disciplinare situazioni della società civile quali le unioni di fatto.
Per coerenza e santa onestà intellettuale, la Nota che è andata dispersa è illuminata anche da un'altra affermazione del già citato documento che recita " …il Magistero della Chiesa ….intende... istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune."
Per facilità di consultazione di seguito riporto i punti salienti di questa "Nota smarrita" e sono certo che le Eminenze Vostre saranno sollecite nel produrla di nuovo, diffonderla attraverso tutti i media, approfittando anche della immancabile presenza in tutte le edizioni dei telegiornali nazionali di almeno un servizio dedicato al Santo Padre e/o alla Conferenza Episcopale di cui siete Illustrissimi rappresentanti.
NOTA
La Conferenza Episcopale Italiana, a fronte della diffusione di notizie basate su inconfutabili intercettazioni di dialoghi e telefonate, pur non esprimendo alcun giudizio sulla rilevanza penale dei fatti in oggetto, che dovrà essere accertata dalla Giustizia Italiana, non può esimersi dallo stigmatizzare fermamente, dal puno di vista etico e morale, i comportamenti emersi.
Il ricorrere ad accenni di minacce, ricatti, richieste di favoritismi anche al fine di conseguire consensi elettorali o parlamentari, spesso ricorrendo a promesse di utilizzare, per compenso e contropartita, quel potere politico che dovrebbe, invece, essere utilizzato per il bene comune e per il giusto riconoscimento dei soliti meriti personali; l'affermare inoltre che tali comportamenti siano da intendersi usuali e acquisiti nella gestione del potere politico è assolutamente contrario ai valori professati e difesi dalla "civiltà" e dalla dottrina Cristiana.
A tal proposito la CEI e tutta la Chiesa ricordano i principi già espressi secondo i quali la coscienza cristiana non permette a nessuno di favorire con il proprio voto la promozione e l’attuazione di comportamenti sovvertivi della morale e dell'etica proprie della nostra fede."
Prego le Vostre Eminenze di provvedere tempestivamente anche al fine di far tacere quelle perfide insinuazioni riguardante il presunto silenzio dei vertici ecclesiastici sui comportamenti personali e pubblici degli uomini politici che, incuranti di tali comportamenti, si propongono quali integerrimi paladini del Cattolicesimo.
Circa lo smarrimento della Nota un indizio c'è: un uomo politico di Ceppaloni, dopo aver fatto cadere il Governo della Repubblica a seguito delle intercettazioni che hanno reso noti proprio suoi comportamenti del tipo di quelli stigmatizzati dalla Nota stessa, per sua stessa ammissione, si è recato in visita in Vaticano...

venerdì 1 febbraio 2008

Il re (la minuscola è d'obbligo) di Ceppaloni

L' Espresso pubblica un servizio sulle vicende giudiziarie di Mastella e company e l' UDEUR chiede un colloquio al Presidente della Repubblica, il quale (lo stellone italico ci protegge almeno in questo: Presidenti come Scalfaro, Ciampi, Napolitano sono stati la salvezza del Paese in questi ultimi anni) ha risposto "no grazie".

Ma questi ancora non si rendono conto ?

Nessuno dovrebbe più parlare con loro. Occorre isolarli, dimostrare che a fronte di comportamenti come quelli emersi dalle intercettazioni telefoniche bisogna chiudersi nella vergogna e, se non sparire, almeno tacere. Certo avranno ancora il voto di parenti e amici collusi. Ceppaloni resterà un feudo mastelliano, un bacino di voti sicuri. Ma poi con quei voti cosa ci farà il piccolo padrino ?

Ad una domanda dei giornalisti relativa al futuro schieramento nel centrodestra o nel centrosinistra Mastella ha risposto "decideranno gli organi del partito". Come se fosse nelle condizioni di scegliere perchè tutti lo vogliono con se.


Diciamogli a gran voce che il dilemma non esiste. Berlusconi ha detto che è pronto ad accoglierlo ?

Noi no !


Se Veltroni dichiara subito che non c'è nessuna possibilità di alleanza con chi si comporta nel modo reso noto da quelle telefonate e quei colloqui, a prescidere dalla presunzione di innocenza e dalla stessa rilevanza penale dei fatti. Se dice chiaramente che nel partito democratico e nelle sue alleanze non c'è posto per chi ritiene "normale" utilizzare il potere politico non per servire il Paese, ma per acquistare clientele e preferenze elettorali, allora potrebbe essere scomodo, ingombrante anche per l'altro schieramento accogliere Mastella e la sua corte.

Sarebbe un primo passo verso l'isolamento della parte più radicata, autoreferenziale e proterva della casta.


Certo per farlo occorre essere sicuri di non avere scheletri negli armadi. E se ci sono essere pronti a tirarli fuori ed espellere chi c'e li ha messi ed anche i proprietari degli armadi.


Ma non è proprio questa la speranza che il partito Democratico ci ha promesso di coltivare ?

Non è proprio questa la "Buona Politica" di cui parla Veltroni ?

Allora forza, con coraggio e determinazione, consapevoli delle difficoltà e dei rischi prendiamo posizioni chiare e trasparenti. Trasmettiamole alle persone. Facciamo capire che davvero c'è ancora una speranza di pulizia nel futuro dell' Italia.